IntervisteFluentify, da Londra a Torino il successo di una startup italiana

Advertisement

Abbiamo deciso di investire in Italia, perché qui abbiamo trovato dei talenti, risorse valide.

In un periodo di forti cambiamenti per il sistema lavoro in Italia e nel mondo, la nostra priorità diventa sempre più il contatto con la realtà delle startup e dei giovani italiani. Vogliamo osservare la trasformazione dell’approccio al lavoro, non solo come cardine per la realizzazione personale, ma anche come opportunità di innovazione. Ogni volta che leggiamo la storia di giovani italiani, andati all’estero, ma che poi decidono di tornare in Italia, non possiamo che appassionarci e incuriosirci! Perché hanno deciso di tornare? Come hanno fatto ad avere successo? Inoltre questi giovani sono stati a Londra e hanno iniziato proprio a Shoreditch, nel Digital district, e adesso hanno inaugurato una sede a Torino!

Giacomo Moiso uno dei Founder insieme ad Andrea Passadori, Matteo Avalle il CTO, Claudio Bosco il designer. Quattro giovani, anzi possiamo dirlo, giovanissimi! Soprattutto per il trend occupazionale che si respira in Italia! Insieme danno vita a Fluentify, una piattaforma che mette in comunicazione tutor e studenti, con l’obiettivo di imparare l’inglese! Pariamo con Giacomo e Claudio, che ci raccontano la loro esperienza.

Prima di parlare del prodotto ci incuriosisce la scelta di tornare in Italia. Finalmente parliamo di professionalitá e non solo di burocrazia?

Abbiamo scelto l’Italia perché abbiamo trovato delle opportunitá, soprattutto legate alle risorse umane valide che siamo riusciti a coinvolgere, e proprio per questo abbiamo deciso di installare a Torino il nostro hub di sviluppo. É difficile fare un paragone con Londra, perché qui abbiamo creato una realta a sé, focalizzata sullo sviluppo software, e che lavora con Fluentify Inghilterra. É una reltà legata al mondo inglese. Per la Srl in Italia ovviamente c’é voluto piu tempo, un pó piú di soldi, in Inghilterra crei una LTD online in quindici minuti con quindici sterline. Ma niente é insormontabile. Se hai un progetto, non é la burocrazia che ti ferma.

Come possiamo descrivere Fluentify, qual’ è l’elemento caratterizzante?

Sicuramente ció che caraterizza il nostro prodotto rispetto anche a molte scuole di lingue, é che noi mettiamo al centro due persone. La nostra esperienza é fortemente cucita sul one to one, ogni singolo tutor si dedica ad ogni nostro singolo cliente. Noi crediamo fortemente che una lingua per essere imparata, debba essere soprattutto parlata, piuttosto che studiata sui libri o nei corsi teorici. Il fatto di farlo mettendo in relazione due persone, che parlino di argomenti di interesse personale, piú che di nozioni grammaticali, siamo sicuri che migliora di tanto il livello qualitativo dell’apprendimento. Non bisogna mai considerare Fluentify un competitor di piattaforme come Duolingo o Babbel, perché queste svolgono un’attivitá differente. Noi ci vediamo piú come un supporto ad un percorso, basiamo il tutto sul buttarsi, mettersi in gioco per apprendere una lingua.

Appena accedi alla piattaforma come primo step scegli i tuoi interessi, ovvero cinema, arte etc.come mai questa scelta? Per un utente personalizzare l’experience è sempre più importante?

Si, anche nei prossimi mesi stiamo lavorando ad una funzione nuova che andrá a potenziare maggiormente quest’aspetto. Ogni persona é mossa in maniera differente nel raggiungere il proprio obiettivo. Noi paragoniamo spesso Fluentify al fare palestra, cioé magari ci sono persone che lo fanno per motivi di fitness assoluto, e altri semplicemente per sentirsi meglio. Il fatto di realizzare un’esperienza personalizzata, ci aiuta a rendere la spesa sulla nostra piattaforma piú efficace. Non vogliamo lasciare nulla al caso, e fare in modo che sia il piú possibile tailor-made su ogni singolo customer.

Quale caratteristica imprescindibile deve avere un tutor? Come li selezionate?

I tutor rappresentano uno dei nostro asset principali, ed é per questo che per selezionarli abbiamo messo in piedi un processo su tre step, che inizia con una video application. Tutti i tutor che coinvolgiamo, vogliamo che siano madrelingua, e per verificarlo chiediamo che ci inviino un video per presentarsi, in modo da raccontare anche la loro expertise. Fatto questo organizziamo una video chiamata sulla nostra piattaforma, in modo da testare due cose: connessione, webcam e che tutto funzioni alla perfezione, in secondo luogo che siano sufficientemente motivati da gestire le sessioni. Vogliamo valutare che il tutor sia in grado di gestire una sessione che dura 30 minuti, evitando quei silenzi imbarazzanti. Ricordiamoci che gli utenti stanno imparando una lingua, quindi hanno bisogno di essere coinvolti e di vivere anche momenti divertenti. Come terzo e ultimo step ci sono i commenti dei nostri utenti, alla fine di ogni sessione chiediamo a tutor e studente di rilasciare un feedback, in modo da valutare la bravura del tutor e i progressi dello studente.

Questa startup nasce a Londra, nel Digital Shoreditch, dove siamo stati anche noi di Dotfarm. Conosciamo l’aria che si respira in quel posto, e ci chiediamo come abbia inciso Londra sul vostro prodotto, sulla vostra visione del business e sul vostro futuro?

Digital Shoreditch é l’ambiente ideale per fare impresa e per far nascere un progetto. Sicuramente la facilitá di accesso ai capitali ha reso Londra un facilitatore di impresa sia per imprenditori che investitori. Gli imprenditori si trovano a disposizione una serie di strumenti che facilitano di molto la gestione dell’impresa, andando a semplificare tutte quelle che sono le operations e gli aspetti amministrativi. Ti faccio un esempio, la scorsa settimana abbiamo ricevuto una mail dell’equivalente del nostro Ministero dell’Economia, che ci invitava a partecipare ad un webinar online, per imparare a gestire la contabilitá, gli aspetti legali, e la gestione dei dipendenti. Un seminario gratuito fa si che il Governo diventi facilitatore, semplificando la vita di chi fa il nostro lavoro, dall’altra parte sempre lo Stato ha avuto la lungimiranza di incrementare gli investimenti di tipo seed. Come l’ha fatto? Tramite incentivi fiscali, per stimolare le persone che non fanno gli investitori di professione. A Londra ci sono banker, persone con patrimoni molto elevati, che vengono spinti ad investire in progetti, che possono diventare casi di successo. Nascendo e lavorando a Londra si ha una vision molto piú dinamica, la possibilitá di lavorare accanto a societá piú avanti di noi in termini di sviluppo del prodotto e del business, e questo aumenta la motivazione. A Londra sono nate la piú grandi startuo, vedi Skype, e tante piccole realtá che stanno diventando sempre piú importanti.

Avete appena ricevuto nel mese di Aprile il primo finanziamento seed di 250 mila sterline (300 mila euro) da “angel investors” quali Stefano Marsaglia, il presidente esecutivo del Corporate & Investment Banking di Mediobanca. Come avete fatto ad incuriosirlo?

Stefano é una di quelle persone che citavo prima, ovvero di professione non investe in startup, ma che si é appasionato tantissimo ad un progetto interessante come Fluentify, l’ha capito a fondo, perché lui stesso é nato in Italia, ma poi subito con le scuole superiori si é trasferito all’estero, e in Italia ci é tornato solo per le vacanze. Quindi lui stesso ha provato le difficoltá di imparare una lingua da zero quando si é peró giá sul campo, ed é quello che provano i nostri utenti. Infatti molte persone si rivolgono ai nostri tutor quando stanno cercando lavoro, dover sostenere un colloquio in inglese puó essere difficile. Alcuni nostri tutor preparati sulla gestione di colloqui, vanno incontro a questa esigenza. Stefano l’ha capito, perché lui stesso l’ha vissuto e anche perché ha visto le potenzialitá del business e la dimensione del mercatomercato, e quindi ha deciso di investire non solo con il suo capitale, ma con il suo network, e ci sta aiutando veramente tanto a far crescere la nostra realtá.

Come sapete stiamo assistendo alla nascita di numerevoli coworking in tutta Italia soprattutto a Milano! Ma a nostro avviso un coworking oltre ad offrire una scrivania, dovrebbe aiutare a sviluppare relazioni! In Italia è possibile? E cosa avete trovato a Londra shoreditch che qui manca?

Io credo non sia tanto una questione di posizione né tantomeno di tipologia di ufficio, in Italia nella scena piemontese noi conosciamo Talent Garden, Toolbox, diciamo che luoghi e posti di contaminazione non mancano. Non é un problema di infrastrutture, a Londra non c’é niente di tanto diverso. Quello che invece manca é una mentalitá differente, che vuol dire costruire concretamente qualcosa. A Londra é basato piú sulla condivisione di expertise che sono oggettive, noi in Italia ci perdiamo in troppe chiacchiere. Cerchiamo sempre qualcuno che possa risolvere per noi un’eventuale problematica, piuttosto che affrontarla. Ad esempio al Google Campus sei seduto vicino a qualcuno che magari  fá il tuo stesso lavoro, e riesci subito and entrare in relazione, quindi c’e una maggiore contaminazione.

Cosa consigliereste ai ragazzi che hanno una buona idea ma non sanno da dove cominciare? A Londra esistono il Google Campus e tanti altri spazi gratuiti…

Io consiglierei di inizare subito a darsi da fare. Viviamo in un mondo in cui le informazioni sono online sempre, ci sono gruppi per potersi scambiare idee, trovare collaboratori. Non vedo incredibilmente bloccante il fatto che non ci siano spazi fisici. Certo se ci fossero i Google Campus in ogni cittá e fossero alimentati con lo stesso spirito, sarebbe sicuramente bene, peró non vedo nell’assenza di spazi un elemento determinante per un ecosistema che non funziona come dovrebbe. Per Fluentify nei primi sei mesi circa abbiamo lavorato con telelavoro. Eravamo io e Matteo, Matteo da San Francisco, io a Torino, Giacomo e Andrea erano a Parigi, e siamo comunque riusciti a fare qualcosa. Ogni mezzo deve saper essere sfruttato, una cosa che mi sembra di sentire troppo spesso, é che sembra sempre che ci manchi qualcosa. Noi eravamo fortemente convinti di quello che stavamo facendo e ci siamo  mossi subito.

Quale sarà il futuro di Fluentify? Rispetto al mercato mobile e ai trend digital del momento come ad esempio tecnologie wearable e realtà aumentata, come vi ponete? Avete progetti in tal senso?

In questi mesi stiamo lavorando ad un nuovo tipo di esperienza, che inseriremo nel sito e che nei prossimi mesi promuoveremo. Noi non seguiamo molto i trend, ma piuttosto ci preoccupiamo che possano essere in linea con il prodotto.. Nulla vieta che con l’uscita dell’apple watch scopriamo che puó essere incredibilmente interessante interagire attraverso quello, e allora magari svilupperemo un’app. Il nostro modo di lavorare é sempre molto aperto. Il fatto su cui ci concentriamo molto é di ascoltare i nostri clienti e costruire un prodotto sempre piú in linea con ció che stimola il loro interesse. Riprendiamo un attimo il discorso delle startup e ribadiamo che il consiglio piú importante é quello di ascoltare, di parlare con i potenziali clienti, un aspetto che aiuta a sviluppare nuove feauture e prodotti in linea con le esigenze del mercato.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

3 comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.