TrendsHuman Technopole Italy 2040: l’italia torna ad immaginare grazie all’innovazione

Leo Mauriello8 anni ago10 min

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Dopo quasi un mese di attesa, Renzi rompe gli indugi e annuncia quale sarà il futuro dell’area Expo.
Il progetto di ridefinizione dell’area si chiama “Human Technopole. Italy 2040” un nome che suona come ambizioso, roboante e che forse non a caso è stato comunicato dopo il pranzo con Tim Cook da Carlo Cracco. Ma cosa sarà nel concreto?
Nelle intenzioni del governo, “Human Technopole. Italy 2040” sarà la cittadella scientifica dell’eccellenza e dell’innovazione, dove ricercatori, start-up e centri di ricerca lavoreranno a stretto contatto.
Un progetto che ha come collante l’utilizzo massiccio dei Big Data, applicati al cibo, alla sostenibilità e alla cura del cancro; dove il centro e l’obiettivo di tutto – come ha dichiarato Renzi – sarà l’uomo. L’investimento complessivo previsto è di circa 1,5 miliardi di euro e le università saranno direttamente coinvolte nell’iniziativa attraverso concorsi pubblici e collaborazioni accademiche.

La visione tecno ottimista

Non c’è molto da aggiungere… raccontato così, ci pare un progetto ambizioso, innovativo e di cui l’Italia ha un gran bisogno, oltretutto in questa fase estremamente preliminare, è difficile porre delle critiche ragionate. Noi di Dotmug, inoltre, siamo dei tecno ottimisti, e facciamo di tutto per non cedere all’abitudine tutta italiana del disfattismo a priori… raccontiamo l’innovazione cercando sempre di guardare oltre le apparenze, con spirito costruttivo e migliorativo.
Quindi più che in atteggiamento di critica e di circospezione, proveremo ad evidenziare l’importanza di tracciare un metodo dell’innovazione, indispensabile per attuare le scelte giuste, evidenziare i punti critici e le strategie da evitare per il successo del progetto.

6 auspici per l’innovazione e lo “Human Technopole. Italy 2040”

  1. La settorializzazione: il primo auspicio è che per quest’area si adotti una scelta settorialie. Il successo della Silicon Valley, ma anche dei tanti distretti industriali italiani, dimostra che l’innovazione si genera sempre in un contesto aperto ma rigoroso. Dove le professionalità che ruotano intorno ad una stessa area di interesse hanno la possibilità di stimolarsi, di dibattere e di entrare in sana competizione.
    Mischiare le competenze non sempre funziona, e se funziona è sempre quando si ha un obiettivo strategico comune. In tal senso un’idea molto interessante è la proposta di “food valley” argomentata da Marco Gualtieri.
  2. Usare il giusto concetto di innovazione: in fatto d’innovazione, l’Italia corre molto meno di altri paesi non solo per l’assenza di politica e capitali, ma anche perché spesso è lo stesso concetto di innovazione ad essere obsoleto. Non si tratta solo di “grandi sistemi” e soluzioni iperscientifche, spesso è un insight semplice, un’idea apparentemente piccola che ha il potenziale di generare qualcosa di rivoluzionario.
  3. Rispettare il territorio: c’è e ci sarà una sola Silicon Valley una sola Cupertino e c’è stata una sola Detroit… il territorio ha una grande forza propulsiva e va rispettato. Non si può pensare ad un progetto d’innovazione senza pensare a cosa ha da offrire il territorio che lo ospita; alle sue capacità e energie da migliorare, esaltare, promuovere. Milano e L’Italia hanno molte capacità inespresse e il primo obiettivo deve essere di pensare a quelle, evitando di imitare i centri di ricerca internazionali
  4. La visione del Mercato: il mercato non deve essere il dominus, ma credere di innovare senza generare idee che sanno stare sul mercato è una strada che porta alla non sostenibilità e dunque al fallimento. Idee monetizzabili danno vita a carburante economico utile da reinvestire, evitando lo scenario di un ennesimo carrozzone burocratico finanziato dall’assistenzialismo statale. Raggiungere il delicato equilibrio tra ricerca per il business e ricerca tout court deve essere un obiettivo strategico primario.
  5. La selezione delle startup: il modello startup vive un modello storico delicato, dove la diffusione è massima e dove lo scoppio di una probabile bolla economica è dietro l’angolo, facendo presagire una probabile crisi del modello e un approdo non indolore verso una fase più matura. Il consiglio è di anticipare i tempi, selezionando le startup non tanto dal punto di vista delle risorse a disposizione e della storia di seeding, ma dal tasso d’innovazione e dall’efficacia del modello di business.
  6. Lo sguardo proiettato verso il futuro: la politica, soprattutto quando investe, ha bisogno di consenso. Ma in questo caso è fondamentale evitare la ricerca del grande colpo sin da subito. Pazienza, e un piano almeno decennale per produrre innovazione sono requisiti indispensabili per incidere davvero. Soprattutto bisogna darsi obiettivi ambiziosi e duraturi, immaginare il futuro e tentare di concretizzarlo al di là del presente.

Come essere parte del progetto

Per entrare nel progetto saranno indetti dei concorsi pubblici, in cui si assumeranno 600 dottorandi e 1.000 scienziati (solo per iniziare), che daranno vita ai 6 distretti di genomica, nutrizione, modelli matematici e scienza dei dati, bioinformatica, neurogenomica e impatto socioeconomico. Il 55-60% dei 145 milioni annuali destinati al polo sarà allocato per gli stipendi, il 20-30% per ricerca e sviluppo, mentre il budget restante per le infrastrutture (che speriamo saranno al riparo da corruzione e speculazione).

Innovazione… era ora

Infine una cosa ci preme sottolineare… si parla di un progetto per il futuro, per il cambiamento e per migliorare la qualità di vita delle persone. Comunque andrà, per adesso è doveroso dire… “era ora”.

Leo Mauriello

I'm characterized by a great curiosity, that drives me to achieve important goals and new challenges. I'm a web and digital marketer mainly focused on digital strategy and social advertising with design, programming and digital analyst skills.

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