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Food e realtà virtuale: da Guinness a Fruity Pebbles. E il futuro?

Si stima che il mercato della realtà virtuale si aggiri oggi intorno ai 2,7 miliardi di dollari, entro il 2020 i guadagni globali dovrebbero raggiungere i 24,3 miliardi. E molti stanno già sperimentando, addirittura c’è chi la utilizza come focus group. Pensiamo a Guinness. E rispetto al cibo? I ricercatori hanno dimostrato come la VR sia in grado di cambiare la reazione del consumatore. Qual è quindi il futuro di questa tecnologia nella food industry?

Virtual Reality e realtà aumentata: quali sono le differenze

La realtà virtuale non è altro che un modo diverso di vivere i contenuti digitali. Se al cinema e nei videogiochi siamo spettatori passivi, con la VR abbiamo la possibilità di muoverci all’interno dei mondi digitali e, talvolta, anche di interagire con gli oggetti, proprio come nel mondo reale. Per accedere alla realtà virtuale bisogna munirsi però dei cosiddetti visori VR che creano l’illusione di un mondo tridimensionale, eppure estremamente realistico.

La differenza tra la realtà virtuale realtà aumentata  è che quest’ultima permette di integrare il mondo reale con elementi digitali, quali animazioni e testi, tramite gli schermi degli smartphone o dispositivi come i Google Lens o gli Holens della Microsoft; invece la Virtual Reality si serve dei visori per immergere lo user in un ambiente totalmente digitale, perdendo la percezione del mondo circostante.

Come fare marketing con la VR

Lo scorso anno, per esempio, il Brand americano Post ha debuttato per la prima volta nella VR, lanciando una campagna pubblicitaria per il prodotto Fruity Pebbles: l’utente era catapultato in un mondo virtuale e accompagnato attraverso una serie di attività, come dipingere dei murales o improvvisare con una garage band. “Una manciata di Fruity Pebbles crea un’esperienza sensoriale sovraccaricata, ed è esattamente quello che fa anche la realtà virtuale. Questo è il parallelismo a cui aspiravamo”, ha detto Oliver Perez, Senior Brand Manager della Pebbles.

La realtà virtuale ti aiuta a scegliere la birra giusta: il caso Guinness

Delle potenzialità della Virtual Reality, si è accorta anche Guinness. Attraverso l’installazione di alcuni virtual headset nei principali supermercati inglesi della catena Tesco: la voce di Peter Simpson, mastro birraio della Guinness Open Gate di Dublino, guida i partecipanti in un percorso di degustazione. L’audio e l’aspetto visivo hanno come scopo quello di ricordare i diversi componenti di ciascuna birra. Per creare il giusto abbinamento tra luci, colori e birra, gli ideatori della campagna (R/GA London) si sono rivolti al Professor Charles Spence, specializzato in psicologia sperimentale alla Oxford University. 
“Speriamo così che i clienti possano vedere le birre sotto una nuova luce, e magari apprezzare una birra che altrimenti non avrebbero mai provato”, ha spiegato Halie Ritterman, Global Digital & Data Lead della Guinness.

Patrón utilizza l’AR per la sua tequila

Per anni i Brand di alcolici hanno utilizzato la Augmented Reality finalizzandola a un marketing high-tech, in modo da permettere ai propri customers di familiarizzare di più con i prodotti offerti dal marchio. Questa strategia di marketing permette anche di offrire maggiori informazioni sul prodotto o raccontare all’utente la storia del brand. Il tutto a portata di smartphone. Un esempio è quello del brand di tequila Patrón, che ha realizzato una app con realtà aumentata per mostrare al consumatore come viene prodotta la tequila, e guidandolo in una at-home tasting experience. Per immergersi in questo viaggio è sufficiente scaricare “The Patrón Experience” dall’App Store di Apple. Patrón è dunque considerato il primo brand a far leva sulle capacità di iOS 11 e sul processore A11 Bionic.

Il futuro della Virtual Reality? Immagina, puoi…

La realtà virtuale, ormai lo sappiamo, non è soltanto il futuro; è già presente: ha la forma degli smartphone, la trasportabilità dei tablet, la tecnologia di Skype, le animazioni di Pokemon Go. Questa tecnologia ha come limite solo l’immaginazione. Potremmo essere in grado di fare shopping comodamente dal nostro divano, scartando e scegliendo outfit; fare la spesa durante la pausa pranzo in ufficio, senza imbattersi nella folla del supermercato durante le ore di punta; andare al cinema senza doverci andare fisicamente. Ma soprattutto ci sono ancora tante possibilità di utilizzo, ancora tutte da sperimentare…

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