VR & ARLa grande sfida del metaverso: accogliamo il cambiamento, evolviamoci come esseri creativi

Advertisement

Dopo l’annuncio di Zuckeberg dello scorso ottobre rispetto alla nascita di Meta Platforms, la nuova azienda con total focus sul mondo immersivo, tutti si chiedono cosa sia il metaverso. Come e quando abbia avuto origine questo mondo parallelo. Molti sono convinti sia un’idea nata in era post Covid. Assolutamente no. Il termine è stato impiegato per la prima volta nel 1992 da N. Stephenson nel romanzo cyberpunk Snow crash per indicare un mondo virtuale in 3D popolato di repliche umane digitali. Una zona di convergenza nel cyberspazio a cui si accede tramite un avatar.

Metaverso e Realtà virtuale: Cartesio e lo spirito umano

Metaverso_ Dotfarm
Metaverso_ Dotfarm

Così come il metaverso esattamente anche la realtà virtuale non è un concetto recente. Eppure, oggi ci troviamo di fronte ad una sfida, ovvero quella di definire questo spazio di convergenza tra fisico e reale, delinearne i confini, ma direi soprattutto studiarne le opportunità. Mi piacerebbe parlare di metaverso lasciando da parte le angosce, l’ansia che tutto questo possa sovrastarci. Ma soprattutto accantonare il terrore che questa realtà concomitante diventi più interessante e migliore di quella che ci circonda, generando un desiderio diffuso di spostarsi. Non perché io abbia un’estrema fiducia nel genere umano, piuttosto sono convinta che ancora una volta la differenza la farà il valore antropico. Citando Cartesio: “Lo spirito umano, riflettendo su sé stesso, conosce di non essere altro che una cosa che pensa.” Anche in un mondo virtuale, dove possiamo scegliere chi o cosa essere, la differenza la faranno i nostri pensieri, come saremo capaci di gestire le possibilità. Sta a noi decidere cosa vogliamo che diventi questo mondo parallelo. Sottrarci? È molto difficile, se non quasi impossibile.

Michel Reilhac: un artista che esplora il concetto di metaverso

A tal proposito ho trovato molto utile e chiarificatore l’incontro organizzato da Meet Media Guru con Michel Reilhac, nato come ballerino, attualmente regista e storyteller, curatore del progetto Venice immersive. Un artista che sta vivendo questa nuova dimensione con l’approccio di un esploratore. La sua visione è di ricerca, ponendosi una domanda a cui tutti vorremo rispondere. Come sarà il nostro futuro nel metaverso? Come sarà il domani quando tutti avremo il nostro visore, quando ognuno di noi indosserà occhiali che funzioneranno come visori. Oggetti di design, leggeri, fruibili, immediati.

Un settore che è già assolutamente dentro il metaverso è il gaming. Pensiamo a mondi come Fortnite o Minecraft, al loro annuncio rispetto all’inclusione di NFT, in modo da dare a tutti una tool box personale per costruire la propria realtà. Anche nell’industria musicale come racconta Michel l’approccio al metaverso è in fase esplorativa. Il concerto di Justin Bieber, ad esempio, è stato realizzato nel metaverso, riproducendo un mondo virtuale dove le persone che assistono sono reali. Esistono e partecipano grazie al loro avatar. Oltre all’avatar esiste anche il concetto di digital twins, ovvero il gemello digitale che agirà come noi nel mondo virtuale. La grande possibilità è quella di creare il mondo dei nostri sogni, ovvero la casa che abbiamo sempre sognato, la spiaggia, l’ufficio. Creare dei mondi nel metaverso può essere molto semplice, è come avere un luogo in cui mettersi seduti, condividere idee e pensieri. Una sorta di Agorà virtuale.

“Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza. ” S H.

Prendo spunto da questa frase di Stephen Hawking per riflettere sul reale problema di fronte a cui ci troviamo oggi, e di sicuro non è quanto sia pericolosa l’innovazione tecnologica. Piuttosto quanto noi siamo pronti al cambiamento. Quanto siamo preparati nell’accoglierlo, nell’esploralo. Il più grande errore che possiamo commettere è quello di illuderci di sapere come gestirlo, ma allo stesso tempo averne timore. Ignorarlo.

Come creare un mix tra i due mondi: reale e virtuale

Questo mondo parallelo può avere due risvolti. Uno positivo l’altro negativo. Michel parla di MTN, una multinazionale sudafricana, che ha annunciato di aver comprato appezzamenti di terra nel metaverso. Capite che opportunità per le culture da sempre sottorappresentate? Perché la grande occasione nel metaverso è che possiamo essere qualunque cosa. Non si chiede ad una persona da dove viene, che gusti sessuali abbia. Non importa. L’avatar che incontriamo è la persona che conosciamo. Non esiste razzismo né identità di genere. Così come è un’occasione unica per la nostra creatività. Fabrique Hunt è un’azienda che ha creato una collezione di moda solo nel metaverso, realizzando abiti di fumo. Qualcosa di impossibile nel mondo reale.

Certo il grande rischio è quello di distaccarsi troppo dal mondo reale, generando schizofrenia, depressione o altro ancora. Quindi la grande domanda a cui cerca di rispondere anche Michel è come riusciamo a mettere insieme questi due mondi? Come faccio a tutelare i miei dati e la mia privacy? Se tutti saranno attratti da questa nuova dimensione cosa succederà alla realtà empirica?

La soluzione è accettare la trasformazione, concetto buddhista

Beh, ma c’è qualcosa che non può essere in alcun modo sostituito ed è il contatto umano. Una considerazione molto interessante di Michel è come in realtà vivere il metaverso possa essere un incentivo ad apprezzare la nostra vita quotidiana. Le occasioni di incontro, gli abbracci, i momenti di vicinanza fisica potranno essere ancora più apprezzati. Il grande spunto di riflessione è come creare un mix tra questi due mondi e fare in modo che uno potenzi l’altro. Senza in alcun modo distruggerlo. Come possiamo espandere la nostra vita, grazie a questa nuova dimensione, che può diventare per noi un’occasione di estro, un vortice creativo che possiamo poi trascinare nella vita reale. Se accettiamo di entrare in una dimensione sconosciuta, dove non è necessario avere un ruolo, essere ricchi, potenti, bianchi, eterosessuali, non importa a nessuno. Conta essere qualcuno o qualcosa che vuole entrare in relazione, realizzare idee, condividere, senza cambiare l’altro. La prova per ognuno di noi sarà quella di accettare la trasformazione come parte integrante del nostro essere. Concetto che ha a che fare più col Buddismo che con la tecnologia. È chiaro che la dimensione educativa avrà un ruolo decisivo nel definire una linea di demarcazione tra rischio e opportunità. Ma per incentivarla bisogna avere gli occhi spalancati e il cuore aperto, lasciando fluire liberamente il cambiamento. Solo così il suo corso inevitabile potrà contribuire alla nostra evoluzione come individui e come esseri sociali.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Related Posts