StartupUn sommelier virtuale in realtà aumentata: siamo nel metaverso e oltre

Advertisement

“La nostra soluzione è una grande opportunità per le aziende che operano nel settore Food & Beverage che nell’ultimo anno hanno vissuto un periodo d’oro per quanto riguarda le vendite online, ma anche un momento di difficoltà dato dallo scarso approccio tecnologico. Un gap forte che impedisce la comunicazione con un target ben definito, che ha sempre più necessità di esperienze evolute e ingaggianti.”.

Michela Di Nuzzo – Ceo

L’idea di un sommelier virtuale nasce circa un anno fa in pieno lockdown. Prende vita in un momento storico in cui si parlava a fatica di assistenti virtuali e ancora con molto scetticismo di Realtà Aumentata. Dopo l’annuncio di Mark Zuckeberg del nuovo Meta, sembra che tutti si stiano chiedendo se davvero la tecnologia immersiva sia così diffusa. Siamo spaventati ma allo stesso tempo attratti da questa meta realtà, che minaccia di annullare il fisico, o quantomeno di relegarlo in secondo piano. Se analizziamo i dati di diffusione di Realtà Virtuale e Aumentata, ci sono oltre 1 miliardo di utenti che utilizzano strumenti di realtà aumentata (“AR”) e 171 milioni di utenti che utilizzano la realtà virtuale (“VR”) in tutto il mondo, non possiamo negare un boost evidente, determinato anche dal Covid. Anche se queste tecnologie nascono anni addietro. Se penso che avevo solo nove anni quando Jaron Lanier coniò il termine ‘Virtual Reality’ e fondò la prima compagnia di ricerca sulla realtà virtuale, la VPL Research. Mentre non ero ancora nata quando negli anni 70, i due informatici Paul Milgram e Fumio Kishino parlano di una realtà mista. Vorrei provare a spostare l’attenzione dalla minaccia all’opportunità. Siamo nel metaverso e oltre, verso la dematerializzazione.

Assistenti virtuali e Voice marketing: la sintesi del futuro

Since Apple introduced Siri on iPhone 4S in 2011 the use of virtual assistants (VA’s) has grown exponentially.

Quando pensiamo al futuro del nostro mercato inevitabilmente oggi lo leghiamo al mondo degli avatar. Un supporto alle nostre interazioni sospeso tra fisico e virtuale, un elemento che è utilizzato nel mondo gaming, in particolare nel customer care e nel settore healthy. La mia sensazione però è che ci stiamo avvicinando sempre più ad un approccio minimal, ovvero ci si allontana dallo schermo e si enfatizza il potere della voce. Se analizziamo le nostre interazioni, ci accorgiamo di come la richiesta vocale sia entrata a far parte della nostra vita quotidiana.

Quando emerse la voice technology nel 2011 con l’introduzione di Siri, nessuno avrebbe immaginato che questa tecnologia potesse entrare a fare parte delle nostre abitudini. Adesso si stima che negli Stati Uniti un adulto su 4 possieda uno smart speaker (i.e., Google Home, Amazon Echo) e su eMarketer il 92.3 percento degli smartphone users useranno assistenti vocali nel 2023. Brands come Amazon, Google continuano ad investire in questo mercato. Le Voice Interfaces stanno crescendo in tutti i mercati dall’healthcare al banking.

Verso la dematerializzazione e la VUI (Voice User Interface).

With the voice and speech recognition market is expected to grow at a 17.2 percent CAGR to reach $26.8 billion by 2025.

Cosa sta spingendo questa crescita verso la richiesta vocale? Semplice, è l’utente che lo richiede. In particolare tra i Millennials aumenta il bisogno di esperienze personalizzate. L’esigenza più forte è quella di avere un sistema integrato che, grazie alla diffusione dell’intelligenza artificiale e di IoT devices, ci permetta di essere connessi in qualunque momento e in qualsiasi luogo. Un sistema integrato che rivoluziona anche la parte di design e sviluppo, focalizzando l’attenzione su altri elementi. La tendenza è verso una Mobile Integration, dove la voce occupa un ruolo centrale. Pensiamo a come stanno lavorando in tal senso Google Play, Spotify e Netflix. Nickname, work locations, payment information, tutte nozioni che declinano un profilo specifico con relative richieste.

A questa esigenza si adattano anche i devices integrando voice interaction, facial recognition, hand gesture control, e eye gesture detection. Il risultato è la creazione di una interfaccia minimal, che si declina tutta intorno ad un unico bisogno: la richiesta vocale.

Un Sommelier virtuale: una cross-experience per la Wine industry

Con un valore di produzione pari a 143 miliardi di euro, di cui quasi 12 miliardi sono legati al segmento del vino, il settore del wine & food in Italia vale, con i suoi 35,5 miliardi di spedizioni, l’8,3% delle esportazioni totali del Paese.

Partendo proprio dal concetto centrale di approccio integrato e multipiattaforma, l’errore più grande sarebbe quello di pensare che possa esistere una direzione esclusiva. Non è plausibile immaginare una tecnologia in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’utente, ecco perché ci si proietta in una dimensione altra, verso la dematerializzazione. Un’experience multipiattaforma (web, mobile, VR e AR, weareable, smart glasses), dove il fulcro rimane il bisogno del singolo utente, esplicitato attraverso la richiesta vocale.

 Anche se siamo già oltre il comando vocale, analizziamo il tono di voce, il contesto e le emozioni legate al consumo. Il tutto con un obiettivo centrale: la raccolta di dati utili. L’industria del vino ha subito una forte accelerazione nelle vendite online anche causa Covid, ma affronta comunque un problema importante legato all’invenduto e allo scarso engagement. Nelle vendite online del settore Food & Wine parliamo di 70 milioni di bottiglie invendute e 100ml di bottiglie di champagne.

La risposta? Un approccio tecnologico che favorisca l’acquisizione di un nuovo target (MIllennials) e che coinvolga in maniera impattante i consumatori. La nostra soluzione è un Sommelier in AR, in grado di offrire consigli personalizzati e declinati sul singolo bisogno. Puntiamo sull’importanza dei dati: gusto, stati d’animo e contesto d’uso. Sempre più proiettati verso una dimensione emotiva dell’acquisto.

Un virtual sommelier che si declina in un mercato altamente competitivo, pur non avendo competitors diretti. In quanto all’approccio del mercato basato su concetti come “demand” e “platform” noi contrapponiamo una strategia personalizzata. Il nostro obiettivo è quello di incentivare l’upselling all’interno dei sistemi di vendita online, potenziando l’esperienza (3D, AR) e declinando ogni volta un’occasione unica. Un momento di ascolto e di scambio diretto tra il Brand e il consumatore, in grado di generare nuove forme di monetizzazione, proprio grazie alla conoscenza approfondita di bisogni ed esigenze reali del nostro consumatore.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.