DataHollaback, avete mai sentito parlare di catcalling?

Livia Del Pino8 anni ago7 min

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Due giorni fa al grido di #25novembre, #stopviolenzadonne, #orabasta e altri hashtag, le pagine di Facebook e Twitter si sono riempite di un certo tipo di immagini: donne con volti tumefatti, lividi, tagli, ragazze che cercavano di proteggersi con le proprie braccia. Per sensibilizzare. Ma il catcalling?

Violenza culturale? Una battaglia che parte dal catcalling

Eppure la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne rischia di trasformarsi in una ricorrenza. Cosa possiamo fare concretamente affinché non sia così? Per prima cosa è necessario sottolineare che non stiamo parlando solo di violenza fisica. Può essere psicologica o emotiva, ma anche culturale. È quest’ultima quella più difficile da spiegare, da comprendere e da combattere. È sottile, ha dei labili confini, che vengono valicati con più facilità.

Avete mai sentito parlare di catcalling? È un genere di molestia che viene spesso presa alla leggera, una molestia con la quale le donne ogni giorno devono avere a che fare. Si tratta dell’abitudine maschile di lanciare apprezzamenti non richiesti a donne e omosessuali sconosciuti, fischi e allusioni. In Argentina la deputata Victoria Donda qualche mese fa ha proposto una legge per punire queste azioni. A Brooklyn l’artista Tatyana Fazlalizadeh ha creato una serie di opere d’arte dal titolo Stop Telling Women to Smile. Stiamo esagerando dite? In fondo si tratta solo di complimenti. Complimenti a sfondo sessuale però. Sessisti. Omofobi.

Hollaback: sharing, un’arma per combattere le molestie

Hollaback! è la prima organizzazione interamente digital che permette di denunciare e mappare online questo genere di molestia. È un movimento internazionale attivo in 63 città e in 25 Paesi e nasce a New York nel 2005 per arrivare anche in Italia nel 2012. “Holla back” significa letteralmente rispondere con un insulto a un altro insulto, pan per focaccia insomma; in questo caso la risposta arriva attraverso la condivisione, la solidarietà e la sensibilizzazione. Un modo attivo e non passivo per cambiare le cose.

Sono i ‘canoni culturali’ che devono essere modificati, partendo dall’educazione al rispetto per arrivare (chissà) alla maturazione di un concetto di donna più complesso e reale, cioè a un’idea che tenga conto delle differenze e delle forze, dei diritti e delle difficoltà. Non la parità forzata quindi, ma una parità “naturale”, non concessa. Il percorso è senz’altro lungo e prima di giungere a questa fase bisogna urlare con tutte le forze.

Donne e comunità LGBTQ: testimonianze per il cambiamento

Hollaback! non si occupa solo della solidarietà fra donne, ma coinvolge in questo progetto di condivisione anche la comunità LGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer). In tutta Italia infatti, più in certe zone che in altre, manifestare la propria omosessualità con naturalezza provoca spesso catcalling spinti, che degenerano non poche volte in atti di violenza.

Dare un contributo è piuttosto semplice, non è neanche necessario iscriversi. Il senso dell’iniziativa non è attirare click facili con storie raccapriccianti, ma documentare un fenomeno che viene troppo spesso sottovalutato e permettere alle vittime di prendere coscienza della molestia che stanno subendo. Hollaback ha realizzato in collaborazione con la Cornell University la prima ricerca sulle molestie sessuali che le donne subiscono in luoghi pubblici in Italia. I numeri sono impressionanti. Ma provate a soffermarvi su quello che le donne dichiarano di provare in queste circostanze: paura, ansia, rabbia, depressione, bassa autostima. E se ancora non siete convinti sulla pericolosità del fenomeno, fatevi un giro nella sezione ‘Miti da sfatare’. Leggete le storie, studiate il sito, documentatevi. Quanta strada dobbiamo ancora fare?

Livia Del Pino

Rifletto spesso sull'onesta reazione di Mark Twain a una domanda insidiosa: "I was gratified to be able to answer promptly, and I did. I said I didn’t know". Inseguo la conoscenza, chimera irraggiungibile, convinta che la bellezza sia proprio nel viaggio.

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