DataCriogenesi, il caso di Londra e la nuova vita digitale

Leo Mauriello7 anni ago9 min

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Questo caso “è un esempio delle nuove domande che la scienza pone alla legge, forse più di tutto al diritto di famiglia” e “la crionica è crioconservazione portata al suo estremo”

Questa citazione è di Peter Jackson… no, non parliamo del Peter Jackson regista de Il Signore degli anelli e del commento al suo ultimo film di fantascienza. Bensì di un giudice della corte suprema britannica chiamato ad esprimere la sua autorizzazione – per la cronaca poi concessa – alla criogenesi di una ragazza di 14 anni morta di cancro. Decisione appoggiata da sua madre e contrastata da suo padre.

Perché parliamo di questa storia qui, su un magazine che tratta di Digital e innovation? Perché il digitale centra, ed ha avuto il merito indiretto di accelerare il dibattito su fine vita e morte ormai relegato alla religione.

Vite Digitali, la coscienza è un algoritmo

Il cinema e la letteratura si sono interrogati per primi: in Transcendence, Johnny Deep continua a vivere dopo la morte, rischiando di controllare il mondo grazie ad un suo avatar digitale; in Vanilla Sky, Tom Cruise grazie alla criogenesi sogna una vita parallela per 400 anni; ne La corrispondenzaJeremy Irons riesce a comunicare con l’amante per diversi mesi dopo la sua morte, grazie ad un sistema di mailing e spedizioni in automatico.
Storie che raccontano aspetti diversi dello stesso quesito: cos’è la morte nell’era digitale? In fondo la morte fisica può essere irrilevante, se a morire è qualcuno con cui comunichi solo attraverso i social. Se lo conosci solo attraverso le notifiche automatiche e i tag degli “amici” in comune. Irrilevante, in un’era in cui la memoria, i desideri, i ricordi… sono quantificati in giga, variabili e algoritmi. Dove è addirittura verosimile digitalizzare la coscienza, le azioni, le indignazioni, i sentimenti.

Eterni.me e l’io digitale

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Sembra assurdo? Eppure c’è chi come Eternime ci sta facendo un business. Sfruttando le “tracce” lasciate sui social durante la vita (quella vera), è possibile continuare a far vivere i profili social in modo automatico. Assurdo? Irrealistico? Eppure a guardare i primi test sembra che i risultati siano impressionanti… alcune identità digitali sarebbero “morte” da diverso tempo, eppure regolarmente attive e interagenti senza il sospetto di nessuno. In questo articolo volutamente non ci siamo occupati di risvolti etici, poiché lo scopo è analizzare semplicemente la nascita di un nuovo fenomeno digitale. Ma una cosa va detta! Stiamo assistendo all’emersione di nuove questioni legislative, etiche e di dibattiti inediti sul tema del fine vita digitale: cosa fare degli account facebook? Dei profili twitter? Delle mail di chi è deceduto? Chi può averne il controllo? Un individuo può scrivere il proprio testamento digitale?

Porsi queste domande è legittimo, eppure appare grottesco in Italia come in molti paesi del mondo, dove ancora non si è affrontato seriamente il dibattito sul “fine vita”. Testamento biologico, eutanasia, accanimento terapeutico… sono concetti che spesso restano semplicemente parole o diritti negati.

Leo Mauriello

I'm characterized by a great curiosity, that drives me to achieve important goals and new challenges. I'm a web and digital marketer mainly focused on digital strategy and social advertising with design, programming and digital analyst skills.

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