DataVino e Social: qual è la chiave del successo?

Giulia Baroni8 anni ago8 min

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Spesso ci capita di commettere un errore…ovvero confondiamo il vino con il cibo, mettendoli insieme in un grande “contenitore”. Il vino però, non è cibo. Ovviamente non parliamo di una differenza materiale, ma di una diversa percezione commerciale. In Italia infatti, il vino è identificato come un prodotto internazionale, mentre il cibo no. Mentre ascoltavo con attenzione gli ospiti della sezione Food&Wine alla Social Media Week di Milano, mi sono accorta che parlando di cibo, tutto era riferito al mercato e commercio italiano… Ma quando l’argomento si spostava sul vino, le cose cambiavano.

La sensazione è che il vino abbia trovato la chiave del successo e della sopravvivenza nell’era digitale, imparando a sfruttare i vantaggi di una comunicazione in continuo cambiamento attraverso i social networks.

Il mercato e il marketing nell’industria del vino

Innanzitutto l’Italia, nell’industria del vino, si comporta come un brand. Il “Bel Paese” è il più grande produttore di vino al mondo, seguito da Francia e Spagna, ma ha imparato a commercializzare i suoi vini in ritardo, rispetto ad esempio gli Stati Uniti, paese che realizza la metà della nostra produzione, 49,500 hl vs 22,140hl. In questa partita, naturalmente, i social network hanno giocato e giocano ancora il ruolo principale.

Secondo Antonio Bonanno (Xpitality srl), oggi una strategia social è essenziale per le cantine e i distributori di vino, ma come ottenere followers e like? Una modalità che proviene dagli Stati Uniti e sta diventando sempre più popolare per coinvolgere gli appassionati di vino, è la combinazione di musica e vino, per creare qualcosa come “music cellar series”: le persone entrano nelle cantine, degustano vino delizioso e ascoltano buona musica… ovviamente, gli influencers tra gli ospiti ci sono, ma la cosa importante e fondamentale è fare conoscere al pubblico il marchio e fidelizzarlo.

Che cosa succede se il marchio è già noto?

Instagram, Facebook e Twitter sono i principali canali attraverso i quali un marchio è in grado di espandersi. In questo frangente Instagram, in particolare, grazie al suo innato linguaggio visivo ed empatico, diventa decisivo. E se tutti usano i social network, qual è l’ingrediente chiave per una campagna social di successo?

La chiave è la differenziazione

different wine

Social media differenti per paesi differenti, contenuti differenti per social network e paesi diversi, lingue differenti per ogni social. Queste sono le chiavi del successo secondo altri ospiti come Antonella Manuli, di Fattoria La Maliosa e Luisa Calvo, di Marchesi de Frescobaldi. Quest’ultima ha ricordato quanto i contenuti, differenti per ogni paese, siano fondamentali per avere un consumatore impegnato e fedele. Un esempio? Negli Stati Uniti, la Toscana non è solo una regione, ma anche un marchio a sé, che enfatizza l’appeal di una bottiglia di vino, spingendo all’acquisto. In Italia? Sì, lo è, ma non abbastanza.

E qui arriva la differenziazione sui social network: in Italia quello che piace di più è vedere il volto del produttore di vino, che porta gli italiani a fidarsi dell’uomo sulla bottiglia. Mi fido dell’uomo, ergo compro la bottiglia.

Antonella Manuli ha ricordato come, nel suo caso, sia essenziale lavorare su diversi social network, a seconda del paese su cui vogliono focalizzarsi. “Instagram e Facebook sono quelli più usati” – dice – e dal momento che la loro fonte di economia si basa interamente sull’export dei prodotti, hanno imparato che, “quando ci concentriamo sul Giappone, usiamo Instagram, perché è il social network più utilizzato lì e usiamo Twitter per i paesi di lingua inglese, in particolare nel Regno Unito, dal momento che il loro pragmatismo rende Twitter il social media perfetto “.

Differenziare significa successo…

Non dovrebbe quindi l’industria alimentare imparare qualcosa dal vino questa volta?

Giulia Baroni

Vivo in una nube, non solo come scelta digitale ma anche come scelta di vita. A volte torno sulla terra e adoro realizzare che viviamo in un mondo globalizzato, ecco perché sono sempre curiosa e pronta ad imparare da culture differenti. Vivi per imparare ed impara per vivere.

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