IntervisteStartupDiet To Go: la startup della dieta a domicilio

Federica Galeazzi7 anni ago15 min

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Diet To Go non è una semplice start up. O meglio: è una start up che parla di dieta e ha appena ottenuto 430 mila euro di investimento da Innogest, la venture capital che investe su aziende innovative. Il suo concept è molto semplice: vai sul sito, scegli il menù, sottoscrivi un abbonamento e non devi pensare più a nulla. Diet To Go ti recapita comodamente a casa o in ufficio colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena. Tutto perfettamente pesato, equilibrato, pronto. Ma non è finita: mangiando i deliziosi manicaretti (perché oltre ad essere dietetici, le porzioni sono gustose e abbondanti) puoi dimagrire fino a 4 kg al mese!

Anna Zocco
Anna Zocco, Ceo & Founder di Diet To Go

Abbiamo incontrato il CEO & Founder Anna Zocco. La storia che ci racconta è quella di un’azienda italiana che nasce a La Spezia nel 2005.

“Stavo leggendo una rivista che raccontava di una moda che all’epoca dilagava tra le star americane: farsi consegnare a domicilio piatti preparati da grandi chef. E ho pensato: certo sarebbe bello se questo potesse succedere anche a me! Allora la dieta più seguita in America era quella a zona e i piatti venivano preparati seguendo tale principio, ma quello che mi era piaciuto era proprio il concetto di piatti buonissimi, recapitati a casa e preparati da grandi chef nel rispetto giornaliero della ripartizione dei macronutrienti in modo da restare all’interno di un tetto calorico.  Ho pensato la cosa si potesse replicare adattando il modello alla realtà italiana. È iniziata così la mia ricerca e ho subito trovato un nutrizionista, Andrea Tibaldi, con cui collaboro tuttora, che aveva inventato un metodo di cucina innovativo. Oltre ad essere biologo nutrizionista, Andrea è anche ingegnere, quindi ha avuto modo di studiare un metodo, diventato poi quello di Diet To Go, che consiste nel cucinare piatti appetitosi nel rispetto di vincoli salutisti, che consentono di seguire una dieta buona, continuativa, ma non punitiva, adatta a chi vuole ritrovare la linea e stare in forma. Abbiamo studiato un menù e io ho provato nella mia città, La Spezia, a farla preparare da un catering specializzato. Inizialmente ho trovato un campione di amici cui sottoporla e vista la soddisfazione generale e i risultati ottenuti, sono partita subito con la mia ditta individuale a La Spezia. La Spezia è una città un po’ depressa, quindi se l’impresa avesse funzionato lì, c’erano ottime possibilità avrebbe potuto funzionare anche altrove. Ho quindi fatto il franchising Diet To Go e ci siamo ritrovati prima a Milano, poi in tante altre città: Roma, Sassari, Bari. La cosa è andata avanti per un po’, ma non senza difficoltà. Il catering doveva essere cercato in ogni città e rispettare un determinato standard qualitativo, e questo avveniva essenzialmente a Milano che continua ad essere il nostro principale mercato di riferimento. Poi l’anno scorso è arrivata Innogest che ha investito in Diet To Go. Abbiamo pensato di ripartire da zero proprio su Milano con i nostri menù che nel corso degli anni erano stati ottimizzati venendo incontro alle esigenze più disparate. E questa è un po’ la nostra storia. Diet To Go è una start up, perché di fatto è stata rifondata l’anno scorso, ma le sue radici sono state piantate più di 10 anni fa”.

Da start up della dieta a domicilio a piattaforma tecnologica grazie anche al fondo di 430 mila euro della venture capital Innogest. In che modo food e digital si fondono?

 È cambiato molto l’approccio generale al consumatore, basti pensare a quanto poco sia letta oggi la carta stampata rispetto al passato: quello che prima era funzionale al consumatore e richiedeva un investimento da parte delle aziende, oggi è stato quasi interamente soppiantato dal digital, sia per il minor sforzo di investimento richiesto che per l’efficacia che si riesce ad ottenere. Per non parlare dei social che sono un mezzo molto veloce e molto efficace di diffusione del Brand. Tutti questi nuovi strumenti vengono incontro alla nostra realtà, ci permettono di interagire in tempo reale con i nostri utenti. Quindi il digital di presta moltissimo al food. Pensiamo a come siano cresciuti nel tempo i food blogger o pensiamo al fenomeno dei foodgrammer.

A proposito di social, la vostra presenza su piattaforme come Facebook e Instagram è ancora discreta. Pensi sia un settore in cui valga la pena investire?

 Assolutamente. Per il momento non abbiamo ancora investito tantissimo nei social. La nostra è un’azienda che si sta ancora strutturando e il nostro responsabile dei media è arrivato ultimamente, quindi siamo solo all’inizio dei nostri investimenti, sebbene tutto ci stia facendo pensare che stiamo sicuramente andando nella giusta direzione.

Diet To Go diffonde la cultura di una dieta sana. Qual è la responsabilità sociale di un’azienda come la vostra che promuove un’alimentazione equilibrata?

In questo siamo molto, molto seri. Cerchiamo innanzitutto di scegliere clienti che non abbiamo esigenze alimentari specifiche o particolari allergie e patologie in corso. In ogni caso abbiamo i nostri nutrizionisti che sono a disposizione del cliente e possono fare una consulenza in caso di richieste particolari. Ma soprattutto quello che stiamo facendo e facciamo da anni, ma che oggi riusciamo a fare in maniera più scientifica, è monitorare i risultati e quindi capire l’impatto di un determinato menù su un determinato campione di persone. L’obiettivo è quello di predire in base alle specifiche caratteristiche del cliente, il tipo di perdita di peso che ci sarà e in quanto tempo. Non è detto, infatti, che la stessa dieta possa funzionare per tutti.  Abbiamo visto che in linea generale i nostri menù portano ad ottenere risultati in termini di perdita di peso, ma a volte il cliente ha una specifica esigenza alla quale solo una ulteriore personalizzazione del menù potrebbe rispondere. Per questo motivo stiamo lavorando a raccogliere i dati e a dare una base di scientificità all’intero progetto. Ed è anche per questo che collaboriamo attivamente con alcune università, affinché i risultati ottenuti possano essere avvalorati in modo scientifico.

Vista l’importanza di monitorare i risultati, quanto conta per voi la scelta degli ingredienti nella preparazione dei vostri piatti? Avete produttori locali cui vi rivolgere per reperire i prodotti?

Sì, abbiamo dei produttori locali che indichiamo al nostro catering e con cui collaboriamo ormai da anni. Prestiamo infatti moltissima attenzione ai prodotti, alla loro provenienza, alla qualità e alla stagionalità e pensiamo siano determinanti non soltanto da un punto di vista salutistico, ma anche per la resa stessa del piatto.

Parliamo di Food Delivery, un mercato che solo in Italia ha un giro di affari di 400 milioni di euro. In che modo Diet to go si differenzia dai principali player?

 Essendo la nostra una dieta programmata abbiamo bisogno di prendere gli ordini il giovedì per partire con la dieta il lunedì, quindi questo non rende possibile l’ordine just in time. Abbiamo ovviato a questo inconveniente aprendo un take away a Milano dove si possono acquistare direttamente i piatti del menù o essere consegnati in giornata ordinando direttamente nel punto vendita. Questo perché ogni singolo ingrediente che compone il piatto viene grammato, le porzioni pesate e quindi l’approvvigionamento e l’organizzazione di questo processo deve essere fatto con anticipo.

Parlavi del progetto che coinvolge nutrizionisti, dietologi e dietisti per offrire un servizio su misura. Avete altri progetti per il futuro?

Tanti! Adesso nutrizionisti, dietologi e dietisti potranno, proprio a partire dalla prossima settimana perché ormai siamo pronti con questo nuovo programma, prescrivere direttamente ai loro clienti una dieta personalizzata con i nostri piatti, quindi è un altro canale che abbraccia una clientela seguita dal nutrizionista stesso che consiglia i nostri piatti. Poi abbiamo intenzione di mettere questo programma di personalizzazione anche in una App proprio rivolta al pubblico. In questa App la persona potrà inserire tutti i sui dati in un’area riservata e personalizzarsi con il nostro aiuto il menù più adatto.

Anna: donna, imprenditrice, mamma. Come coniughi questi 3 ruoli così diversi?

 Non è facile. È un salto mortale continuo, soprattutto coniugare l’organizzazione familiare con il lavoro e questo, rispetto ad un uomo, può penalizzare, ma a parte questo non vedo grandi ostacoli all’essere imprenditrici in Italia.

 

Federica Galeazzi

People Watcher, Marketer, Mum. La mia insaziabile curiosità nella vita chiede di essere accompagnata da altrettanto forte intensità nel lavoro. Per questo scrivo.

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